Pawel Althamer
8 novembre 2002 - 10 gennaio 2003
a cura di Pier Luigi Tazzi
Inaugurazione: venerdì 8 novembre 2002 ore 18.30
La Galleria Claudio Poleschi Arte Contemporanea di Lucca inaugura presso la chiesa di San Matteo (Piazza S. Matteo 3, Lucca), sede dell’Associazione Culturale Prometeo, la mostra personale dell’artista polacco Pawel Althamer, tra gli artisti attualmente più interessanti sulla scena internazionale.
La sua opera è, insieme, una riflessione sulla realtà del presente e uno stimolo a una sua diversa percezione. I suoi interventi, che consistono in spostamenti e inserimenti minimi nello spazio pubblico – una piazza, una strada (base di tutte le quotidianità private) - sono volti a sollecitare attenzione verso una situazione data, che è, allo stesso tempo, trovata e costruita. Il risultato produce una nuova esperienza del luogo, che non viene destituito delle sue specificità o alterato nel suo uso. I suoi lavori quindi sono predisposizioni dello spazio di luoghi specifici destinati a far sì che qualcosa avvenga. In questo modo quella porzione di realtà, costituita dal luogo e dal suo uso abituale, diviene il mezzo per porre l'attenzione sul senso profondo dell’essere umano che anima quel dato luogo, che l’artista ha scoperto e, attraverso la propria opera, rivela e mette in scena.
Pawel Althamer non fornisce un’indagine ma attiva un’aggiunta di senso al reale. Usa come materiali delle sue opere il reale stesso, le dinamiche di relazione tra i singoli soggetti e il luogo che li accoglie. Centrale nelle sue modalità di intervento è la coppia di concetti privato e collettivo, o personale e pubblico, che lui riversa continuamente l’uno nell’altro fino a sfaldarne i connotati astratti e enfatizzarne i valori emozionali. L’opera dell’artista congiunge nell’istante specifico del suo manifestarsi lo spazio con l’essenza dell’umano. La zona che va a toccare è quella fondamentale delle istanze e delle attitudini primarie del singolo, della sua presenza di vivente.
Le opere di Althamer sono fatte di niente, proprio come certi gesti quotidiani unici e irripetibili.
Il suo obiettivo è far alzare il grado di consapevolezza della percezione e della presa di coscienza del singolo rispetto a ciò che abita. Le situazioni che predispone sono chiare e codificate, anche se in effetti spiazzano le attese. Si produce una sorta di stato surreale, una sensazione di risucchio, di vuoto pur di fronte alla palese manifestazione di una presenza. Questo effetto è dovuto al fatto che l’artista agisce in quelle pause, nel terreno oscuro, che vi sono tra la società e l’io, questi due pilastri delle nostre convinzioni per giudicare e stabilire una scala di valori a tutto ciò che ci circonda. Se mettiamo in dubbio uno di questi due termini tutto appare senza senso, fuori dalla sua giusta prospettiva. Ciò che rimane in questo vuoto, oltre alla percezione proiettiva dell’io, la nostra presenza, è proprio l’ineluttabilità del segno che è stato inserito in quel contenitore e che lo ha destabilizzato.
Pawel Althamer è nato a Varsavia, PL, nel 1967. Tra le molte partecipazioni internazionali a cui ha preso parte ricordiamo: Documenta x (Kassel, 1997), Manifesta III (Ljubiana, 2000), “Finale di Partita” (Firenze, 2000), Anteprima Bovisa (PAC e Triennale di Milano, 2001), Poeziezomer “Een lege plek om te blijven” (Watou, 2001).