WAEL SHAWKY
“TELEMATCH SADAT”
1 dicembre 2007 - 29 febbraio 2008
a cura di Pier Luigi Tazzi
Inaugurazione: sabato 1 dicembre 2007 ore 18.00
Claudio Poleschi Arte Contemporanea presenta in via Santa Giustina 21 e nella chiesa sconsacrata di San Matteo a Lucca la prima mostra personale in Italia di Wael Shawky.
L’artista egiziano, nato nel 1971 e residente ad Alessandria, si è formato alla Facoltà di Belle Arti dell’Università della sua città e alla Graduate School of Fine Arts dell’University of Pennsylvania a Philadelphia. Espone dal 1994 in Egitto e internazionalmente dal 1997 (Kunsthistorisches Museum a Vienna), partecipando a grandi rassegne quali, fra le altre: Sesta Biennale Internazionale del Cairo del 1996 (dove riceve il Grand Nile Prize); Cinquantesima Biennale di Venezia nel 2003 (nella sezione Smottamenti all’Arsenale a cura di Gilane Tawadros); 9th International Istanbul Biennial nel 2005 (a cura di Charles Esche e Vasif Kortun), 47th October Art Salon Belgrade, 2006 (a cura di René Block); Petroliana, Biennale di Mosca 2007, Moscow Museum of Modern Art; Riwaq Biennale, Ramallah 2007 (a cura di Khalil Rabah); nonché a mostre tematiche in importanti istituti di arte contemporanea quali: Townhouse Gallery of Contemporary Art, Cairo (dal 2001); Artists Space, New York, 2003; MACRO, Roma, 2004 e 2005; Platform Garanti of Contemporary Art, Istanbul, 2005; Martin Gropius Bau, Berlino, 2005; Hellenic American Union, Atene; Frieze Art Fair The Artists Cinema, Londra, 2006; Kunsthalle Fridericianum, Kassel, 2006; Kunstmuseum Thun, 2006; Tate Modern, Londra 2007; Kunstmuseum Bonn, 2007. Attualmente l’artista partecipa al progetto Meeting Points 5th che ha luogo a: Teatro, Tunisi; The Townhouse Gallery, Cairo; Center Estral, Beirut; Jesuits Cultural Center, Alexandria; CCF Galerie, Damasco; International Academy of Art Palastine, Ramallah; Theatre National Mohammed V Foyer, Rabat; KVS, Brussels; HAU DREI, Berlino.
La sua arte, perlopiù video e video-istallazioni, ma anche, dal 2006 (Boundary Lines, No Man’s Land, Action Field Kodra, Kalamaria, Salonicco, a cura di Pier Luigi Tazzi), disegni, si manifesta come costruzione di nuclei figurali in cui antiche culture, quali quella dei nomadi e quella agricola, entrano in frizione con quella attualmente vincente a livello planetario, la cultura urbana. Nello stesso modo vengono in collisione non solo una grande tradizione spirituale e religiosa quale quella dell’Islam con quella altrettanto vincente della modernità, nei suoi aspetti ludici, materialistici e consumistici, ma anche parola e linguaggi. Risultano allora forme ibride, che non si decantano in se stesse, e quindi finiscono con l’assolversi, quanto piuttosto affermano la compresenza di componenti divergenti e la persistenza di valori nello stato molteplice della cultura del mondo attuale. L’opera di Shawky non è tanto “per non dimenticare”, quanto per affermare presenze ineludibili, che viceversa la cultura dominante tende, in nome di una omogeneizzazione universale, ad obliterare, a emarginare, declassare, giungendo non di rado a giudizi più o meno espliciti di criminalizzazione.
Il lavoro presentato a Lucca è la seconda parte di una serie dal titolo Telematch, dal nome dello spettacolo televisivo creato in Germania negli anni Settanta e di là diffusosi per vent’anni in tutto il mondo, oltre che in Europa, dal Sud-Est asiatico ai Carabi, dall’Africa subsahariana all’America Latina, in Italia noto come Giochi senza frontiere.
Telematch Sadat consiste nella ricostruzione di un evento cruciale della recente storia egiziana. Il 6 ottobre del 1981 si teneva al Cairo la parata militare che celebrava annualmente l’unica vittoria egiziana del 1973 nel conflitto che vedeva contrapposti i paesi arabi, guidati dall’Egitto, e lo Stato di Israele fin dalla sua fondazione nel 1948. Un gruppo armato, presumibilmente appartenente alla Jihad Islamica egiziana, infiltratosi nell’esercito, diede l’assalto alla tribuna presidenziale e uccise fra altri il presidente Muhammad Anwar Al Sadat, succeduto a Gamal Abdel Nasser nel 1970, e che aveva determinato quella vittoria, premio Nobel per la pace nel 1978 per gli accordi di Camp David che avrebbero portato l’anno successivo alla pace fra Egitto e Israele, fautore di uno stato liberale e laico nonostante l’ostentazione pubblica di una profonda religiosità. Gli succederà immediatamente il suo vice-presidente, il generale Hosni Mubarak, tuttora presidente dell’Egitto. Il film, realizzato in Egitto nei mesi scorsi e co-prodotto da Claudio Poleschi Arte Contemporanea, ricostruisce la parata militare, l’assassinio e i funerali di Sadat, ed è componente essenziale di una installazione appositamente costruita per lo spazio ex-liturgico della chiesa sconsacrata di San Matteo. Gli interpreti del filmato sono perlopiù bambini di entrambi i sessi.
“Telematch Sadat” di Wael Shawky è la prima di una serie di mostre ideate e curate da Pier Luigi Tazzi per la chiesa sconsacrata di San Matteo a Lucca che si propone un’apertura dell’arte contemporanea al mondo attraverso la presentazione di artisti europei e non europei e una riflessione sulla crisi della coscienza europea e della sua cultura.
(P. L. T.)